Il trionfo era il massimo onore che nell'antica Roma veniva tributato con una cerimonia solenne al generale che avesse conseguito un'importante vittoria. Il primo a ottenerlo fu Romolo, il quale, dopo aver ucciso il re dei Ceninensi, poté celebrarlo percorrendo la via Sacra nel foro romano e salire sul Campidoglio, deponendo nel tempio di Giove Feretrio gli spolia opima. Non fu invece possibile per il triumphator utilizzare un cocchio, per percorrere questo tragitto, come accadde in seguito, a partire dai Tarquini (VII secolo a.C.). Gli stessi Fasti trionfali celebrano per l'anno 752/751 a.C.:

Storia

Epoca romana: trionfi memorabili

In epoca regia si raccontava che, dopo che Romolo ebbe sconfitto i Veienti, nel corteo che seguiva il vincitore ci fossero molti prigionieri nemici, fra cui il comandante etrusco, un uomo anziano, che però sembrava si fosse comportato con poca esperienza e scarsa saggezza nonostante l'età. Da quel trionfo in poi i Romani, quando celebravano i sacrifici per una vittoria, conducevano attraverso il Foro romano fino al Campidoglio un uomo anziano con la veste bordata di porpora ma ornato con una bolla infantile, proclamando che gli abitanti di Sardi (in questo caso gli Etruschi di Veio) fossero in vendita.

Fu però Tarquinio Prisco che per primo celebrò un trionfo su un cocchio dorato a quattro cavalli a Roma, vestito con una toga ricamata d'oro ed una tunica palmata (con disegni di foglie di palma), ovvero con tutte le decorazioni e le insegne per cui risplendeva l'autorità del comando.

Inizialmente il trionfo poteva essere accordato solo dal Senato romano, che doveva ricevere il resoconto degli scontri, sapere quanti nemici erano caduti, e quindi l'entità della battaglia finale. Però dal 449 a.C., in un periodo di impasse politica, anche l'assemblea del popolo romano riuscì a decretare il trionfo ai consoli, nella fattispecie Lucio Valerio Potito e Marco Orazio Barbato. In ogni caso solo membri della classe senatoriale o del rango consolare potevano riceverlo.

Consisteva in un corteo formato dalle truppe vittoriose con alla testa il triumphator, il trionfatore che, partendo dal Campo Marzio, entrava in Roma attraverso la Porta Triumphalis. Al momento culminante del Trionfo per tradizione, lo schiavo che teneva l'alloro della vittoria sulla testa del generale gli sussurrava nell'orecchio: Respice post te! Hominem te memento! ("Guarda dietro te! Ricordati di essere un uomo!").

Erano detti triumphalia ornamenta (o semplicemente triumphalia) le decorazioni, i distintivi, le insegne di un triumphator (trionfatore): la corona aurea, la toga picta (toga dipinta), la tunica palmata (tunica decorata con foglie di palma, attributo di Giove Capitolino), lo scipio eburneus (bastone d'avorio). Si devono anche aggiungere il currus triumphalis (carro trionfale) scolpito in avorio e la corona laurea (ghirlanda di alloro).

L'origine della cerimonia si perde nella notte dei tempi, forse derivava dagli antichi rituali Etruschi ed inizialmente era strettamente legato al significato religioso; assunse dopo un valore politico, intendendo celebrare la potenza romana. Dopo la riforma di Gaio Mario divenne invece un riconoscimento della grandezza del generale trionfatore: portava infatti prestigio al generale ed alla sua famiglia, e gli permetteva di stabilire un rapporto privilegiato con le proprie truppe. Era quindi un modo per accrescere agli occhi di tutti il suo personale potere.

Età regia

Il primo comandante vittorioso a celebrare un trionfo fu Romolo, secondo i fasti trionfali, i quali celebrano la prima cerimonia per l'anno 752/751 a.C.:

Tale evento accadde invece, secondo Plutarco, basandosi su quanto raccontato a sua volta da Fabio Pittore, solo tre mesi dopo la fondazione di Roma (nel luglio del 753 a.C.). Dopo la vittoria sui Ceninensi fu la volta degli Antemnati. La loro città fu presa d'assalto ed occupata, portando Romolo a celebrare una seconda ovatio. Ancora i Fasti trionfali ricordano sempre per l'anno 752/751 a.C.:

Età repubblicana

Così viene descritto il trionfo di Gneo Pompeo Magno celebrato il 29 settembre del 61 a.C. dopo la vittoria ottenuta su Mitridate VI, che durò per due interi giorni :

Età alto imperiale

Numerosi furono i trionfi degli imperatori romani, come risulta anche dalle numerose emissioni monetali del periodo. Infatti, dopo il trionfo ex Africa di Lucio Cornelio Balbo nel 19 a.C.,, il trionfo fu celebrato solo da imperatori o membri della famiglia imperiale.

Augusto (29 a.C.-14 d.C.)

Basta ricordare ad esempio che Augusto ottenne nel corso degli anni del suo principato:

Giulio-Claudii
Flavi (69-96)

Tito, figlio dell'imperatore Vespasiano, dopo aver portato a termine il difficile assedio di Gerusalemme, si imbarcò per l'Italia (inizi del 71), disponendo che i due capi della rivolta, Simone e Giovanni, insieme ad altri 700 prigionieri, scelti per statura e prestanza fisica, fossero inviati a Roma per essere trascinati in catene in trionfo. Giunto nella capitale, gli venne riservata un'accoglienza entusiastica da parte della folla cittadina. Pochi giorni più tardi, il padre Vespasiano accettò di celebrare un unico trionfo, sebbene il senato ne avesse decretato uno per ciascuno. Una volta avvisati sulla data della cerimonia trionfale, l'immensa popolazione di Roma uscì a prendere posto dovunque si potesse stare, lasciando libero solo il passaggio per far sfilare il corteo.

Dopo le preghiere, Vespasiano congedò i soldati, perché partecipassero più tardi al tradizionale banchetto offerto dagli imperatori, e raggiunse la Porta Triumphalis. Qui gli imperatori indossarono le vesti trionfali e, celebrato un nuovo sacrificio, diedero il via al corteo, il quale passò attraverso i teatri, perché la folla potesse assistere più facilmente allo spettacolo. La processione mise in mostra una incredibile varietà di oggetti mirabili e preziosi, dalle opere d'arte, a tesori e rarità naturali, a mostrare la magnificenza dell'impero romano.

La meta del corteo trionfale era il tempio di Giove sul Campidoglio, dove Vespasiano avrebbe dovuto attendere l'annuncio della morte del capo dei nemici. Questi era Simone bar Giora, che aveva prima sfilato insieme agli altri prigionieri e poi venne trascinato con una corda al collo, tra ingiurie e percosse, nel Carcere Mamertino, nei pressi del Foro romano, dove vengono eseguite le condanne a morte. Quando giunse la notizia che era stato ucciso, accolta con grandi acclamazioni, gli imperatori tornarono a celebrare nuovi sacrifici ed infine si ritirarono nel palazzo. Qui alcuni rimasero a banchettare, mentre per tutti gli altri approntarono mense nelle loro case.

Traiano (98-117)

Si narra che la conquista della Dacia fruttò a Traiano un enorme bottino, stimato in cinque milioni di libbre d'oro (pari a 163,6 t) e nel doppio d'argento, ed una straordinaria quantità di altro bottino, oltre a mezzo milione di prigionieri di guerra con le loro armi. Si trattava del favoloso tesoro di Decebalo, che lo stesso re avrebbe nascosto nell'alveo di un piccolo fiume (il Sargetia) nei pressi della sua capitale, Sarmizegetusa Regia.

Allo stesso imperatore venne tributato un grandioso Trionfo, con spettacoli gladiatorii, corse dei carri nel Circo Massimo, un nuovo Foro e la costruzione della famosa Colonna, alta trenta metri, nel cui fregio a spirale lungo duecento metri furono scolpite le imprese militari di Traiano e dei suoi generali. Un'opera di rara bellezza ed originalità dove, sotto la guida del grande architetto Apollodoro di Damasco, fino al giorno dell'inaugurazione (avvenuta il 12 maggio del 113), numerosi scultori lavorarono a 155 scene e 2500 figure.

Altre testimonianze degli onori e dei trionfi tributati in tutto l'impero a Traiano, l'optimus princeps, sono ancora oggi visibili, oltre che nella rappresentazione scultorea della guerra dacica sulla Colonna a Roma, anche negli archi di Benevento e di Ancona, nel Foro a lui dedicato, nel "grande fregio" a Roma o nel Tropaeum Traiani di Adamclisi del 107/108.

Antonini (138-192)
Severi (193-235)
Anarchia militare (235-284)

Trionfo dopo la caduta di Roma

Altre forme di trionfo successive all'epoca romana le troviamo in Napoleone Bonaparte con la costruzione di un Arco di Trionfo a Parigi, nel 1806, in ricordo della sua vittoria nella battaglia di Austerlitz; oppure nella costruzione di Via dei Fori Imperiali per le parate militari, voluta da Benito Mussolini durante il Fascismo ed ancora oggi utilizzata nella festività del 2 giugno.

Napoleone Bonaparte

Il 15 dicembre 1840 ebbe luogo il funerale solenne a Parigi, a diciannove anni dalla morte di Napoleone Bonaparte, celebrato con tutti gli onori del rango imperiale. Disposto il feretro su un carro trainato da 16 cavalli, scortato dai Marescialli di Francia Oudinot e Molitor, l'ammiraglio Roussin e il generale Bertrand, a cavallo, sui quattro lati, il corteo funebre passò sotto l'arco di trionfo, tra due file di insegne con l'aquila imperiale, salutato dalle salve di cannone e accolto dalla famiglia regnante in nome della Francia. Il generale Bertrand, che aveva fedelmente accompagnato Napoleone all'Elba e a Sant'Elena, venne incaricato dal Re di porre la spada e il copricapo dell'imperatore sulla bara, ma non vi riuscì per l'emozione e fu sostituito dal generale Gourgaud. Più tardi, nel 1843 Giuseppe Bonaparte inviò il gran collare, il nastro, e le insegne della Legion d'Onore che suo fratello aveva indossato.

Forme di trionfo minori in epoca romana

L'importanza del trionfo in questo senso è testimoniata dalla decisione di Augusto di concederlo e lasciarlo ottenere soltanto a membri della sua famiglia. Gli altri nobili e generali vennero così esclusi da una cerimonia di tale importanza. Ad essi erano concesse (a partire dal 12 a.C.), alcune onorificenze, dette ornamenta triumphalia, che permettevano loro di sfilare con le vesti del triumphator insieme all'Imperatore.

Belisario fu l'ultimo generale a ricevere un trionfo a Costantinopoli (formalmente "in nome" dell'imperatore Giustiniano), come riconoscimento della sua vittoria sui Vandali.

Altra forma di trionfo era l'ovatio che ne costituiva una forma minore. In questo caso il generale vittorioso entrava in Roma non su una quadriga, bensì a piedi con la semplice toga praetexta, senza lo scettro, ed una corona di mirto al posto di quella d'alloro. La processione spesso coinvolgeva la folla, ma non comprendeva una parata di soldati, ed al termine della processione veniva sacrificata una pecora, non un toro.

Note

Bibliografia

Fonti primarie
  • (EN) Appiano, Guerre mitridatiche, XII; QUI la versione inglese, su livius.org (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2011).
  • (EN) Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XXXVI; QUI la versione inglese, su penelope.uchicago.edu.
  • (LA) Eutropio, Breviarium historiae romanae (testo latino) .
  • (EN) Fasti triumphales, su attalus.org. AE 1930, 60.
  • (EN) Giuseppe Flavio, Guerra giudaica; versione in inglese disponibile qui.
  • Livio:
    • (LA) Ab Urbe condita libri (testo latino);
    • (LA) Periochae (testo latino).
  • Plutarco, Vita di Romolo; Vita di Crasso.
  • Polibio, Storie.
Fonti storiografiche moderne
  • Ezio Colombo e Maria Luisa Rizzatti, Napoleone, collana Grandi della storia, vol. 18, Milano, Mondadori, 1971, SBN LO10329219.
  • (EN) Peter Connolly, Greece and Rome at war, Londra, Greenhill Books, 1998, ISBN 1-85367-303-X, SBN UBO0294488.

Voci correlate

  • Arco trionfale
  • Corona trionfale
  • Primo trionfo decretato dal popolo romano

Altri progetti

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  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su trionfo

Collegamenti esterni

  • trionfo, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
  • (EN) triumph, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.

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